D di DIFFERENZA
“Quando mai si pretenderebbe da un cigno una delle prove destinate al leone? In che modo un brano del destino di un pesce si inserirebbe nel mondo del pipistrello?”
Questa citazione dello scrittore austriaco Rainer Maria Rilke ci ricorda che ogni essere umano è un essere unico, speciale, irripetibile con caratteristiche uniche, predisposizioni uniche, difficoltà uniche, che lo rendono differente da qualsiasi altra persona.
Pur facendo parte della medesima umana comunità, siamo e rimaniamo dunque unici, perché nelle nostre vite facciamo percorsi personali vivendo le nostre emozioni, attingendo al nostro sistema di bisogni e alle nostre convinzioni dopo aver vissuto esperienze che non saranno mai uguali a quelle di qualcun altro.
Essere aperti verso l’altro allo scopo di alimentare il valore della socialità e del noi nelle relazioni di comunità, significa allora dire “ti vedo”.
In questo “ti vedo” privo di giudizio, detto o solo mostrato attraverso uno sguardo intenzionale, emerge potente e calda tutta la profondità di un “ti ascolto, ti capisco, ti considero, ti riconosco nella tua differenza” e sarà attraverso questo riconoscimento che, anche nel conflitto, riusciremo a costruire legami di fiducia.
L'essenza della gentilezza è la socialità, non la cortesia di maniera.
Incoraggiare in modo profondamente aperto e generoso l’espressione delle “diverse unicità”, significa allora offrire agli altri la possibilità di lasciare le proprie impronte nella co-creazione di un cammino autenticamente condiviso.
Valeria Pruzzi