E di ESSERE UMANO
E come Essere, in quanto esistere, esserci come essere vivente con la consapevolezza di sé. Per ciò sapere di essere e, in quanto tale, essere vivo. Ma come e in che cosa il fattore Umano rende distintivo un essere vivente dagli altri esseri viventi?
Senza inoltrarci in dissertazioni filosofiche che, per quanto affascinanti, ci porterebbero lontani dal nostro breve dialogo, dico che il fattore U, di umano, ci distingue in quanto ci rende capaci di avere coscienza di noi stessi e del genere al quale apparteniamo. Ci rende in grado di affermare la nostra individualità non disgiunta da un noi collettivo.
Io sono “NOI” e noi siamo “IO”. Anche se il momento storico che stiamo vivendo sembra negare questa affermazione ontologica.
Esistere è più di vivere! Il fattore U ci lega e ci tiene uniti per lo scopo vitale di esistere.
Ma cosa rende visibile la differenza?
La rendono visibile semplici quanto determinanti comportamenti che rendono “gentile” il nostro rapportarci tra esseri umani; dal guardarci in faccia, invece che vederci in modo distratto; dallo scambiarci un saluto, guardandoci negli occhi; dal pensare le parole che pronunciamo quando, entrando in ufficio, diciamo “Buongiorno!” o chiediamo “Come va?” a chi lavora vicino a noi.
Dall’accettare noi stessi e l’altro da noi con le difficoltà, le vulnerabilità e le imperfezioni che caratterizzano il nostro comune essere vivente e umano, stabilendo tra noi una relazione di reciprocità.
Piccole attenzioni che possono rendere più gentili i nostri contesti di vita e di lavoro per il semplice fatto che ci trattiamo a partire dalla consapevolezza di essere simili, tenuto conto di ciò che ci può dividere, ma molto di più e primariamente di ciò che ci unisce ontologicamente. Ciò ci consente di andare oltre il “fare” e ci permette di sintonizzarci con il “sentire”.
Difficile? Sì! Ma non impossibile. Si tratta di una sfida vitale!
Occorre coraggio per tornare a comportarci da Essere Umani. Essere Umano è la nostra comune natura Gentile!
Paola Fusaro
